Il tempo passò molto velocemente, dopo
il meeting ebbi due appuntamenti di lavoro che portarono via tutta la mattinata, improvvisamente guardai l' orologio e mi accorsi che erano già
le 13:00.
Mi fiondai subito in strada alla
ricerca di un taxi, non volevo fare tardi al appuntamento anche se ero già
palesemente in ritardo.
Nel taxi cercai di sistemarmi un
pochino, sciolsi i capelli anche se l’effetto non era quello sperato, non so
perché ma ogni volta che speravo che i miei capelli potessero stare bene,era sempre
l’opposto di quello che doveva essere, misi un velo di rossetto e un velo di
cipria, non mi sentivo bella, ne tanto meno attraete, la scelta della gonna non
mi sembrava essere stata giusta, non volevo che Mr. Effe si soffermasse a
vedere le mie gambe, quelle che io reputavo essere la parte peggiore di me.
Ero trepidante, guardavo fuori dal
finestrino lo scorrere della città, tutti a quell’ora erano in strada, tutti
alla ricerca di cibo, come in una giungla, gli animali erano stati liberati
dalle loro gabbie di vetro alla ricerca di cibo, era davvero una bella giornata
il sole era accecante ,chiusi gli occhi, rivolsi lo sguardo verso il vetro lasciando che il sole accarezzasse dolcemente con il suo tepore il mio viso.
Lasciai che la mia ansia venisse
coccolata dalla sensazione del calore sulla pelle ,lasciai andare i miei mille pensieri, le mille
frustrazioni sul mio corpo, lasciai solo che un filo di vento mi accarezzasse
il viso.
Quando arrivammo non mi accorsi che
avevamo accostato, venni richiamata dai miei pensieri, dalla voce del tassista
che mi diceva il prezzo della corsa.
Quando scesi, non ero pronta ad
affrontarlo, aspettati un attimo prima di aprire la porta del ristorante, mi
guardai attorno… quel posto era fatto per me, lo adoravo, si trovava sulle
sponde della riva del fiume, a ridosso del fiume si poteva apprezzare il
meraviglioso skyline, dove accanto agli edifici moderni, nati per attestare la
potenza delle banche, industriali e broker assicurativi, c’erano i miei
preferiti, quelli antichi, attraversati da secoli di storia ed ancora lì
imponenti a ricordare la loro potenza, la loro maestanza.
Quando entrai, mi diressi verso la
manager del ristorante accertandomi che Mr. Effe fosse già lì, quando dissi il
nome del mio “accompagnatore” lei arrossì e fece segno di seguirmi.
Mr.Effe non si accorse della mia
presenza ed in questo modo per la prima volta potei guardarlo senza che lui mi
stesse scrutando, era ancora più bello, la sua bellezza era apprezzata da tutte
le presenti in sala che spettegolavano un su di lui indicandolo di tanto in
tanto e dando lunghe occhiate all’uomo più fascionoso del locale.
Lui era assorto nel controllare le sue
e-mail dal suo tablet, il sole gli attraversava i capelli realizzando attorno a
lui un aurea ancora più luminosa di quella che lui già dava alla stanza, i suoi
capelli erano più spettinati rispetto alla mattina, il bagliore del sole li
rendeva più chiari, la sua barba gli
donava quell’aria da ribelle, da selvaggio, aveva tolto la giacca, aveva una
camicia bianca che gli contornava il suo perfetto torace, aveva arrotolato le
maniche e l’aveva sbottonata quanto bastava per intravedere i peletti del suo
torace.
Ai polsi aveva i suoi bracciali di
cuoio ed il suo orologio, e con le sue belle ed affusolate mani scorreva lo
schermo del monitor del tablet in maniera dolce ed indaffarata.
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